VENERDÌ 3 DICEMBRE 2021 16:47
 

Arte

Verona - Arte al Castello

Una rassegna d'autore per una nuova collaborazione tra "ApertoArte" e "BK Galerie"

Verona. Nella prestigiosa ambientazione  del Circolo Ufficiali a Castelvecchio, un’eccezionale rassegna d’Autore ha coronato il quarto ciclo collaborativo tra la curatrice Fiorenza Canestrari ("ApertoArte") e la celebre “BK Galerie”  di Innsbruck - diretta da Bertrand Kass - al suo Trentennale.

 

Dal 1982, la BK Galerie investe coraggiosamente in Arte, verso un traguardo sempre più meritevole, grazie ad una ormai rara professionalità a 360° gradi che parla di ferma dedizione e  lungimirante intuito, sia nell’individuare giovani talenti, sia nella riconferma di Autori che, in quella fucina, hanno avuto il varo per l’ affermazione in campo internazionale. Eppure, nonostante la fama consolidata, di volta in volta stupisce l’entusiasmo del console Kass (fedelmente affiancato da Canestrari) nel continuare a promuovere nuovi eventi a Verona, considerata Oltralpe la capitale europea della cultura in senso lato… Sinergia vincente, in quest’ottica e a dispetto della difficile fase attuale, per un’équipe ben affiatata. Ad un pubblico numeroso, partecipe ai diversi momenti di un opening retto sul contrappunto ideale tra pittura scultura e musica, Fiorenza Canestrari introduce gli Artisti e il giovanissimo virtuoso dell’archetto Federico Sambugaro (tra l’altro, reduce dal trionfo ad Innsbruck). Accordi toccanti, in veste 'classica' (da Mozart a Liszt a Gounod) e ‘swing’ in rivisitazione personale. Oltre trenta le opere in esposizione per le tappe tematiche di un’affascinante galleria visuale, consentono a  Monika Bidner, Ralph Heim, Horst Richard Schrettner, Roswitha Schwarzbauer, Hain Wachinger , la più felice libertà espressiva….

Bidner.  La vena ‘picta’ di Monika è l’astratto minimalista. Impressioni di angoli di mondo interiore, quasi antichi scorci incisori, dove la topografia dell’anima racconta la Madre Terra: quel nucleo dominante che avvolge l’anatomia figurativa in un bozzolo sinuoso, sul fondo del campo. Il potente assémblage di materiali tutti rigorosamente organici (inserti di rete, vetro, pelle, foglia d’oro…) di queste opere affida ad un magma incisivo e delicato l’ottica tridimensionale: così che l’ordito ad innesto cromatico filo su filo diviene, via via, stratiforme, sapientemente profuso sulla superficie lignea o sulla ruvida tela (le basi ‘classiche’ predilette dall’Artista). Ci si addentra in questa filosofia, fitta di idee senza tempo ma voce del Tempo, con lo sguardo del cuore… Come si ascolta una partitura musicale al nuovo respiro – insinuatosi nel filo del pentagramma - della variante interpretativa. Quando accende quella manciata di secondi, sospesi nell’aria, ed è ‘unica’ l’esecuzione. Per Bidner, il percorso di una contemporanea traiettoria visiva apre una silloge tra forme scultoree (sfere) e ars ceramica (nelle sue tecniche più complesse, gli smalti). Ma non solo…Riaffiorano sentori Impressionisti ed Espressionisti in quel tracciato leggero, nella preziosa palétte. Una sensibilità che si affida senza indugio alla presa dominante delle mani, tutt’uno con l’anima. Libera dal tema prefissato. E, a finire, il dono, quella tattile visualità di graffiti luminosi e serici desunti dal fremito di piccole particelle della foresta – corteccia, legno - o arenaria.

 Heim.  Con profonda interiorizzazione, il percorso artistico di Ralph approda, dopo fasi di sperimentare variegato, al Limes: l’approfondimento psicologico-scientifico, prologo alle predilette filosofie orientali. “ L'occhio interiore”, mantra del rispetto  per il Creato e soglia aperta sulla Bellezza incommensurabile, è il canone della ispirazione pittorica di Heim, rivolta, con pari interesse, alla Natura (alberi e paesaggi) ai ritratti e all' astratto. Un’opera da valutare complessivamente, sia pure nella multiformità tematica, per la sete di ricerca di sé, nella speranza di un dialogo spirituale con il Padre, il Nous degli antichi. Così volontà e infinita clemenza si esplicano nel procedere di questa Natura oltraggiata che si ripropone all’umana alienazione, fiduciosa e presaga d’amore. E in ogni ambito: le creature, temibili e mansuete; l’eterno alternarsi delle stagioni... Tutto parla dell’Uomo in questa filosofia di pensiero nata per sopperire agli interrogativi angosciosi che quotidianamente ci affliggono…Heim declina il paradigma di un’ispirazione senza confini,  permeata a tal punto di Fede da adottare a metafora infiniti passaggi di espiazione (come già nella Divina Commedia)…Oltre la vita, verso la Vita, per ricongiungersi ad un destino di Luce... Il merito di Heim è proprio questo: aprire il cuore e la mente all’Illuminazione,  per farsi interprete della Regola universale.

Schrettner.  Sondare l’eterno enigma ‘quantico’ –  di quella illuminata Scienza Madre, eterna emanazione tra legge fisica e mistero cosmico – continua ad essere, per Schrettner, l’obiettivo esistenziale… E così, la ricerca, diviene il nucleo pulsante dell’espressione artistica…Prodigioso tableau vivant di queste grandi tele mai sazie di colore, matrice ispirata che parla del continuo, magico fluire mai infranto della volta celeste amata e raccolta nei ‘mille’ volti degli universi galattici…Opera omnia, dogmatica e ammonente per l’Uomo, ignaro dell’altra Dimensione… Contro la corruzione e il malgoverno, contro il misfatto della guerra e della carestia, si eleva il grido silenzioso degli Elementi…Non esiste Tempo ma la luce perpetua, metafora di quella stessa Sapienza che dipinge con accenti vibranti il prodigio della Natura, in quel suo manifestarsi ineluttabile  e apocalittico. Schrettner diviene poeta- apostolo della propria Arte poiché, immanenza e trascendenza, sono i fardelli contemporanei di un'umanità senza nome, fragile e violenta, da vera figlia del Tempo di Mezzo. La Torre di Babele dell’impari lotta tra Macchinazione e Spiritualità.

Schwarzbauer.  “Emotions in Colors”… Mission irrinunciabile per la vulcanica Roswitha che ‘sente’, attraverso i suoi sette Chakra, la vibrante,  multiforme estroflessione dell’anima: da sensazione ed emozione, al sentimento. Una pittura, frutto di diversi passaggi sperimentativi che denotano l’instancabile nerbo di una continua ricerca identitaria. Così le grandi tele sono la nicchia dove l’ispirazione trova temporaneo rifugio per poi ripartire in nuova incandescenza creativa. Universo sfaccettato, ritmo ‘soul’, libero da condizionamenti di schema, ‘dynamis’ pura. L’arte, per Roswitha, è forgiare il colore: rendendolo essenza di audaci piani prospettici intersecanti infinite aperture in una seducente sequenza astratta di quinte mobili. Teatrale è l’effetto ottico di questa Stagione ‘semper viridens’…Pagine e pagine di un diario incandescente che si affida al sensus, tratto dalle viscere della Terra: una colata lavica, nella inusitata perfezione degli accostamenti cromatici

Wachinger.  Produzione artistica – già definita ‘ibrido’ tra pittura e scultura – informata ad un immaginario surreale. Inoltre, per Wachinger, definirei epica la sua capacità di suscitare empatia – l’ Einfuehlung - tra pubblico ed opera: come una rappresentazione teatrale che apre a un duello ‘ classico’ dove l’Uomo, attorniato da figuranti ‘comparse’, resta la pedina inerte al muovere sullo scacchiere. Il totale asservimento psicologico oltrepassa la fisicità – modulata a puro pretesto  tematico – e srotola il manoscritto dell’Impar  Condicio nell’eterna contesa. Tra il libero arbitrio e l’opposta dinamica di oscure traiettorie. Sono, queste ultime pulsioni,  le vere colpevoli dell’annullarsi dell’ Identità. Così Wachinger sposa, nel Tutto e nel Niente, la ferma eredità brechtiana contro le due fiere del potere costituito ma, infine, contro la certezza aristotelica. L’Artista, beninteso, si affida alla vitalità cromatica, rieditando i canoni della produzione misterica medievale e del teatro elisabettiano (Amleto, Riccardo III…). Entro la cornice listellata, la tridimensionalità sfiora prospetticamente piccole ambientazioni sceniche, in quadri di vita urbana intenzionalmente anonima , per raccogliere in bozzolo ‘marionette’ dalla straordinaria sensibilità espressiva, gioiosa (come nei Playmobil) o incupita dalla tragedia esistenziale: nella brutale mutilazione acefala o, per estremo, nelle icone pietrificate del teatro No…

 

Caterina Berardi

Pubblicato in data 05/12/2012