VENERDÌ 3 DICEMBRE 2021 16:48
 

Arte

Immagini - Note autori (1)

Immagini - Note autori (Alessandro Canestrari)

Alessandro Canestrari

 La creatività di questo giovane artista esalta lo slancio di una polimorfe sequenza visiva che filtra e desume, da esperienze vissute o immaginate, le emozioni: metafora del proprio modo di essere e relazionarsi. Degli scatti di Alessandro stupisce e fa riflettere la profondità introspettiva del campo d'indagine, il taglio decisamente empatico del suo stato d’animo.

Tra le più recenti immagini ‘astratte’, ho scelto un emblematico momento di riflessione (che riconduce la memoria kafkiana, oltre a Baudelaire e Proust) sul senso dell’inquietudine martellante, quel ‘male di vivere’ , denso di ombre e inconfessati sensi di colpa, che attende il bagliore della rinascita. Sulla soglia della ‘self-consciousness’…

 

Hobby (Il Cacciavite giallo)

   Può un ammasso informe - cavi elettrici, suppellettili dismesse, chiavistelli arrugginiti, e quant’altro chiuderemmo in un magazzino dimenticato dalla frequentazione quotidiana – trasformarsi in una coloratissima essenza piramidale che suggerisce il fermento artistico di una personalità complessa e, al tempo stesso, ansiosa di rivelare e di rivelarsi? Per Alessandro, il fulcro visivo della mente, sintesi dell’ autoconsapevolezza s’informa in quel cacciavite giallo, la nota vitale, l’otium della libera ispirazione, alla base della piramide. Non a caso, ma per il fluire delle idee: Hobby, minuscola label che raccoglie Il puro piacere dell’immaginifico, tra onirismo e graffiante rivelazione. Sfiorando, in libero approdo, Magritte e Chagall, per omaggiare Basquiat…

Paesaggi dell’anima. Cambogia e Vietnam.

Come nel deserto, la luce naturale è la grande protagonista…Canestrari affronta il viaggio in terre lontane, incontrando  il mistero affascinante di culture per taluni aspetti indecifrabili,  il silenzio, la natura dei luoghi, sacrali creature e paesaggi incontaminati. In questi scatti, si amplifica il significato simbolico del continuo interrogarsi sul senso da attribuire alla propria esistenza e quel rifiuto istintivo verso lo schermo fumoso della civiltà occidentale . Ne scaturiscono immagini cristalline, con una netta riconquista della prospettiva, sia nei primi piani che nelle panoramiche (Mc Curry e McNally).  Con definitivi rimandi letterari  a Conrad, sulla scia tra romantico e moderno (il  Grand Tour), sapienti tracce dell’abbandono sognante su Mowgli  e, ancora, Salgari, per l’amore dell’avventura e la maestosa fierezza delle fisionomie . Così, l’obiettivo di  Alessandro..  Nella visione fotografica ricrea in maniera esotica i dubbi dell’animo  al confronto con la natura (Lord Jim).

Angkor Child.  Lo stesso ragazzo (profilo, verso sinistra) che apre la prospettiva sulla destra della fotografia panoramica, in un lento scoprire riflettente  l’interezza dello sfondo orizzontale (ambientazione, McCurry), potrebbe, in prima battuta, ricordare i confini dell’altrove di  Bertolucci. Invece si riallaccia ai movimenti di macchina di Ang Lee: la visione disneyana del paesaggio e della riflessione. 

Lost Baggage. Una palette giocata su contorni sfumati in prospettiva.  Il mare, una barca all’orizzonte, il riverbero della luce sulla sabbia e una valigia, solitaria entità, “cacofonia visiva” abbandonata a se stessa. L’altra faccia del ‘road movie’ (oltre la tragica fuga di Thelma e Louise) che viene, nel “Thé nel Deserto” di Bertolucci, cristallizzato dall’esaltazione di Kit  e dalle amare considerazioni sulla vita espresse dallo stesso Bowles, autore del romanzo… In questa foto, l'apertura alla sequenza visiva  non esplicita  un eventuale passaggio di tempo o trasferimento di luogo ma suggerisce (afferma Canestrari medesimo), con sommessa intensità, il desiderio “ di volersi perdere in luoghi affascinanti, dove poter imparare nuovi costumi ed usanze, lontani dalla routine quotidiana”…

 

Spiritual Waterfall. Meditazione, l’essenza del Buddhismo. Il lussureggiante angolo della cascata nella foresta è la sacra quinta mobile, in pienezza visiva, che – oltrepassando il gruppetto di turisti sul campo sinistro - vira sui giovanissimi seguaci (in appoggio sui massi)  in toga arancione ammiranti il paesaggio. Cromia smeraldo e arancio, il vero faro di luce, sono  metafora della  fuga della mente, in una visione proiettata alla pace interiore. Un assunto che Canestrari  allaccia all’intensità di uno sguardo antico… “attraverso il potere della parola scritta, di farvi ascoltare, di farvi sentire... ma prima di tutto di farvi vedere. Questo è tutto, e nulla più. Se ci riuscirò, troverete qui, secondo i vostri desideri: incoraggiamento, consolazione, paura, fascino - tutto quello che domandate - e, forse, anche quello scorcio di verità che avete dimenticato di chiedere.” (prefazione a “Il Negro del Narciso”, 1897)

Animalia. Una voce immediata di riferimento è il National Geographic, di cui Alessandro ha memorizzato il climax. Nonostante gli scatti appartengano alla visita ad uno zoo svizzero (a perfetta organizzazione per gli ‘ospiti’), la fisionomia mutevole ed estremamente espressiva delle ‘fiere’ è una maschera umana… Il merito indiscusso sta nella ricreata atmosfera dei luoghi d’origine, poiché i contorni della fotografia di Canestrari fremono come fruscii della giungla, ripercorrendo a ritroso “Cuore di tenebra”… Esplorando l’anima, un racconto che non sa di réportage  ma di viaggi remoti e selvaggi.

 

E così la titolazione dei soggetti ripresi è pura essenza di uno stato d’animo.      

Cold. Il Leopardo delle nevi.. La doppia sembianza, l’espressione dello sguardo, quel portamento quasi ieratico “sinonimo di fierezza e forza (oltre che eleganza come solo i felini possono avere), contrastato dalla fragilità esistenziale della specie stessa dato che è in via di estinzione. Visivamente si comunica un senso di ’freddo’ che ho accentuato in post produzione cercando però di mantenere la foto il più naturale possibile..”. 

Peace. Il gorilla supino ha un'espressione rilassata, il primo piano è per quello sguardo mobile che s’interroga e attende la prossima mossa dell’interlocutore ( “Il Libro della Giungla”, nell’umanizzazione  regalata da Kipling), assaporando la pace di un momento. Rendendo “ l'espressione simile a quella umana, ricordo delle nostre origini. C'è anche una vena di malinconia in questo essere così intelligente, nato e cresciuto libero…”. Lo stare in cattività fa scaturire l’interesse ’vigile’  verso i propri ‘simili’, quella folla in attesa, avida del fenomeno. Scatta un amore intermittente, tra insaziata curiosità e magnetica fascinazione.

Wild. La Tigre. Maestosa, selvaggia, temibile: “ lo si vede dallo sguardo minaccioso e, ovviamente, dalla lepre che serra tra le fauci. E' una fiera solitaria, abituata a cacciare in solitudine, l'ha scritto nel dna…”. Oltre la simbologia sacrale delle leggi della foresta (Salgari, “Le Tigri di Mompracen”), “ è stata programmata geneticamente per essere cacciatore solitario e micidiale, anche nei riguardi dell'uomo. Ma indica, comunque, il segno di un’ altrettanto oscura predestinazione, nella fragilità e nell’aura fascinosa di una specie destinata a scomparire”.

Caterina Berardi

Pubblicato in data 02/01/2013