
“C’è una certa dose di speranza che il cinema italiano possa vincere qualcosa a Cannes”, scrivevo in un mio intervento precedente al premio. Era un sentimento sincero che esprimevo dopo le recenti consacrazioni del cinema nazionale, proprio da me che sono sempre stato assai critico nell’ultimo decennio sullo stato di salute del nostro cinema. La sorpresa ci ha premiato, ma soprattutto ha premiato un cinema dei giovani, un cinema “nudo e senza trucchi” come afferma la regista, una produzione coraggiosa che crede nel talento delle persone, nella bellezza del paesaggio, nei sogni anche quando non sono più di moda.
Alice Rohrwacher è una delle nostre registe più giovani e interessanti. L’esordio con “Corpo Celeste”,
applauditissimo a Cannes nel 2011 nella sezione “Quinzaine des Réalisateurs”, la fa diventare il miglior regista esordiente con un Nastro d’argento. Con queste premesse Alice non perde l’occasione e continua a lavorare nel solco delle immagini e con quella forza le trasmette sia agli attori che al pubblico.
(nella foto, Yile Vianello in "Corpo celeste")
Con “Le meraviglie” ha scritto una pagina di famiglia che lei conosce bene, ambientando il film in un territorio tra la Toscana e il Lazio ("quello che mi ha colpito leggendo la sceneggiatura è stato in primo luogo la dimensione della fiaba. Una fiaba realistica e molto crudele", Emita Frigato, scenografa). Racconta di una famiglia di apicoltori, come la sua. Siamo appena dopo il ’68, quando era iniziato un sogno che si stava già spegnendo. Ma i sogni continuano come le utopie, come quelle della figlia Gelsomina,
la primogenita delle quattro che cerca di restare in equilibrio tra il senso di responsabilità e la fuga. E poi c’è il mondo della televisione, le sue promesse, la fatina Milly. Tutto serve per incrociare un mondo fiabesco a situazioni reali. Alice accarezza una certa lezione neorealista ma la ridisegna ai nostri giorni perché tutti possano capire il ruolo dei personaggi e i loro comportamenti. C’è il lavoro con le api, il sudore dei campi, la rabbia, la famiglia, la spiritualità.
(nella foto a destra, Maria Alexandra Lungu è Gelsomina)
Alice Rohrwacher, prima di diventare regista, ha fatto la montatrice, la documentarista, ha suonato in un gruppo rock; il suo produttore invece, Carlo Cresta-Dino, è un talent scout di giovani promesse internazionali, un multiforme creativo, dai documentari all’editoria, dal meltaplot alla sostenibilità ambientale. Ha sostenuto Alice fin dal suo corto “La fiumara”, poi “Corpo celeste”, adesso “Le meraviglie”. Per capire di più questo nuovo cinema, fatto di persone vincenti, ho dialogato con Carlo Cresta-Dino che da Londra, dove vive e promuove, fa qualche considerazione.
Shakespeare scrive (“La tempesta”, Atto III, scena 2) "...e mi sveglio e piangerei per sognare ancora". E' uno dei suoi motti di produttore?
“Eh sì, la citazione viene dal nostro sito ma non è certo un invito al cinema come sogno/evasione. E’ il contrario. Ci siamo chiamati tempesta pensando a "The Tempest", l’ultimo lavoro di Shakespeare che è stato molto importante nella mia formazione. C’è un saggio breve ma intensissimo intitolato Gli ultimi drammi di Shakespeare della grande storica inglese Frances Yates che ricostruisce in modo per me veramente emozionante il progetto culturale di Shakespeare e dei suoi, il significato profondo di "The Tempest". doveil poeta sembra porsi (era vecchio? era disilluso?) la domanda ultima “servono a qualcosa l’arte, la cultura, il teatro? Possono rendere migliore il cuore dell’uomo?” Calibano, il mostro schifoso impermeabile all’educazione, che odia tutti e ha cercato di violentare Miranda ancora bambina, sembra incarnare il fallimento di ogni struggente poesia, e sembra più di ogni altro aver capito il senso del dramma, e così conclude “I cry to dream again”. E se Calibano il mostro vuol sognare ancora, allora forse vale la pena di servire ancora il nostro pubblico facendo cinema.
Cominciamo dalle interessanti modalità di Produttore. Oltre ai talenti che ha scoperto come è riuscito ad integrare progetti di crossmedia?
“Chiunque faccia il nostro lavoro non può ignorare la straordinaria e sconvolgente rivoluzione che sta avvenendo attorno a noi, sotto i nostri piedi. I nostri “mestieri della conoscenza” stanno radicalmente cambiando, niente sarà più come prima. Per me è naturale occuparmi non solo di cinema ma anche dei modi nuovi di produrre racconto, racconto per immagini in particolare. E’ cambiato il modo di “usare” i contenuti e quindi stanno cambiando i contenuti stessi. E’ esaltante, risponde alla mia sete di innovazione, di essere là dove le cose succedono”.
Lei ha seguito Alice Rohrwacher dagli esordi. Nei suoi due film ha lavorato molto, mi sembra, sulla poetica di personaggi femminili in adolescenza. Cosa ha creduto e trovato in questa tipologia di narrazione?
“Il lavoro con Alice è un appassionante scambio di ricerca, si parte da domande comuni. “Corpo Celeste” nasceva da un bisogno di capire la crisi della comunità e questo bisogno ha preso corpo nel racconto di una comunità parrocchiale in una metropoli dimenticata del meridione italiano. “Le meraviglie” nasce invece da una ricerca sul paesaggio italiano. Poi tocca ad Alice trasformare tutto questo in un’opera, e lei, in entrambe i casi ha scelto di guardare tutto con gli occhi indagatori e implacabili di una persona umana che sta crescendo. Il risultato è sullo schermo e i premi di Cannes lo confermano”.
3) Come ha vissuto la presenza contemporanea di Alice e Alba sul set?
“Due straordinarie artiste, che avevano a cuore il film, giorno dopo giorno che si cercavano con gli occhi, in ogni momento sul set. Le foto più belle del red carpet e della premiazione a Cannes per me restano quelle di Alice ed Alba che si guardano e si abbracciano”.
(servizio e intervista a cura di Roberto Tirapelle)
Riproduzione riservata
Le meraviglie
REGIA: Alice Rohrwacher
SCENEGGIATURA: Alice Rohrwacher
ATTORI: Monica Bellucci, Alba Rohrwacher, Margarete Tiesel, Sabine Timoteo, André Hennicke, Sam Louwyck, Maria Alexandra Lungu, Agnese Graziani.
FOTOGRAFIA: Hélène Louvart
MONTAGGIO: Marco Spoletini
MUSICHE: Piero Crucitti
PRODUZIONE: Tempesta, Rai Cinema, Cineteca del Comune di Bologna
DISTRIBUZIONE: BIM
PAESE: Italia, 2014
DURATA: 110 Min