Sono stati 217 i titoli di Torino Film Festival 2011 di cui 32 anteprime mondiali, 20 anteprime internazionali, 10 anteprime europee, 70 anteprime italiane.

Ha vinto un piccolo film islandese, "À annan veg" (Either Way), opera prima del 33enne Hafsteinn Gunnar Sigurdsson, realizzato con un budget di 150 mila euro, (al film va anche il premio per la miglior sceneggiatura assegnato dalla Holden "per le atmosfere beckettiane"). 
(nella foto il film "Either Way")
La giuria, presieduta da Jerry Schatzberg, lo ha preferito ad altri titoli di qualità ma già destinati al successo commerciale come "50/50" di Jonathan Levine (premio Valdata del pubblico), in uscita con Eagle Pictures, e "Attack the Block" di Joe Cornish, acquistato da Filmauro, (premio Bassan allo scenografo Marcus Rowland).
Tutto quindi in linea con gli ideali del Festival di Torino che riserva ad autori alla prima, seconda o terza opera la principale sezione competitiva. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale.
Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze: in questo senso, il documentario non è presente solo nei concorsi specifici, ma anche nel concorso principale.
Altri due premi principali - il Cipputi e il Fipresci della stampa internazionale - sono andati al canadese "Le vendeur" di Sébastien Pilote, mentre il premio speciale della giuria ha riconosciuto il merito di due film piaciuti a pubblico e critica, "17 filles" di Delphine e Muriel Coulin, e la commedia libanese "Tayeb, khalas, yalla" (Ok, Enough, Goodbye) di Rania Attieh e Daniel Garcia.
Miglior attrice Renate Krössner per "Vergiss dein ende" (Way Home) di Andreas Kannengiesser (anche del nuovo premio Gli occhiali di Gandhi); miglior attore Martin Compston per "Ghosted" di Craig Viveiros.
Nessun premio ai due italiani in gara: "I più grandi di tutti" di Carlo Virzì e "Ulidi piccola mia" di Mateo Zoni. In realtà l’Italia ha vinto due premi collaterali per il documentario “Il Castello” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, sulle procedure di controllo kafkiane all’aeroporto di Malpensa.
Numerose le altre visioni offerte dal Festival: dalla “Festa mobile” a “Rapporto confidenziale”, da “Onde” a “Italina Doc.”, “Italiana corti”, “Figli e Amanti”, retrospettiva di Robert Altman,
omaggio a Dorian Gray, da “Spazio Torino” a “Torinofilmlab”.
(nella foto Robert Altman)
Importanti i risultati di questa 29^ edizione con un incremento di incassi del 6% sullo scorso anno, 11 sale di proiezione, compreso il ritorno al “Reposi” (una multisala molto capiente) e un numero di accreditati stampa che sono aumentati del 25%. L’unica cifra in meno è stata quella relativa al budget, che ha perso un milione di euro. Tanto a Torino non ci sono tappeti rossi, ma cinema.