Corcos. I Sogni della Belle Epoque
Padova. Palazzo Zabarella, fino al 14 Dicembre 2014
L’esposizione, curata da Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, presenta oltre 100 dipinti che segnano il percorso artistico di ripercorrere la vicenda del pittore livornese (1859 – 1933), attraverso un considerevole nucleo di capolavori noti ed inediti, provenienti dai maggiori musei e dalle più importanti collezioni pubbliche e private.
Dopo il successo della mostra dedicata a De Nittis, Fondazione Bano, in collaborazione con il Comune di Padova e la Regione Veneto, prosegue il suo progetto decennale sulla pittura dell’Ottocento italiano, con un’antologica di eccezionale caratura intesa ad approfondire l’universo creativo di Vittorio Corcos, uno dei protagonisti della cultura figurativa italiana fra Otto e Novecento.
La fama di Corcos era peraltro già affermata nella prima metà del Novecento. Ugo Ojetti, nel 1933: “Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono”, e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, “Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io, diceva Corcos”. Il viaggio visivo inizia con Sogni, l’opera più celebre di Corcos, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Si tratta del ritratto, davvero particolare per l’epoca, di una ragazza moderna, Elena Vecchi. Grazie alla forza del gesto e dello sguardo, come alla suggestiva ambientazione, è considerato l’icona figurativa più emblematica della cosiddetta Belle Époque di cui ben rappresenta l’atmosfera sospesa tra i sogni dorati e una sottile inquietudine. Esposto per la prima volta alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze 1896, il quadro aveva destato un “chiasso indiavolato” e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, ora definito “spiritualista” ora “realista”, ma infine universalmente ammirato per l’originalità della composizione e l’inquieto carattere della protagonista. Introduce il percorso l’unico Autoritratto realizzato nel 1913 per la serie dei ritratti di artisti della Galleria degli Uffizi di Firenze, a fianco del Ritratto della moglie dell’ artista, già al Museo Giovanni Fattori di Livorno. La prima sezione analizza i luoghi che hanno visto scorrere l’esistenza di Corcos, gli amici e le importanti personalità incontrate – dall’Imperatore Guglielmo II di Germania a Giosuè Carducci, Silvestro Lega e molti altri, ritratti in diverse opere. Di particolare rilievo, il ritratto dell’editore milanese Emilio Treves (1907) già Collezione Franco Maria Ricci, e quello del critico Yorick (1889), concesso per quest’antologica dal Museo Giovanni Fattori di Livorno. .jpg)
Un capitolo particolare apre a Parigi ( dove Corcos si fermò 1880 al 1886) e che lo vide uno dei maggiori interpreti della cosiddetta pittura della vita moderna, assieme a Boldini e De Nittis. Straordinarie alcune ‘parigine’, Ore tranquille (1885-1890 ca.) e Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne, o come i ritratti en-plein air de La signora col cane e la Figlia di Jack La Bolina (1897). Le istitutrici ai Campi Elisi (1892), uno dei vertici dell’artista livornese, che raffigura una scena ambientata in una dorata giornata d’autunno in uno dei luoghi più affascinanti di Parigi, testimonia quanto Corcos abbia mantenuto costanti rapporti con la capitale francese, ma anche con l’Inghilterra, e come la sua pittura si evolva verso soluzioni sempre più raffinate in un continuo dialogo con la pittura europea. Una serie di dipinti, alcuni di grandi dimensione, confermano come, anche dopo il 1900, Corcos continui a elaborare la fortunata formula del ritratto mondano, qui rappresentato da autentici capolavori come Ritratto della Contessa Carolina Sommaruga Maraini del 1901, conservato alla Fondazione per l’Istituto Svizzero di Roma, o il Ritratto di Lina Cavalieri (1903), la ‘Venere in terra’, come la definì d’Annunzio. L’ultima sezione, La luce del mare, rivela come i suoi soggiorni a Castiglioncello, a partire dal 1910, sembrano riportarlo all’osservazione della realtà e alle gioie della pittura en plein air. Esemplari sono In Lettura sul mare (1910 ca.) o La Coccolì (1915), ritratto della nipotina sulla spiaggia. Sottolineato, all’interno del percorso espositivo, un confronto con artisti quali Giuseppe De Nittis, Léon Bonnat, Ettore Tito e altri, coi quali Corcos ha intrattenuto un rapporto di lavoro e di amicizia.
(a cura di Federica Tirapelle)
Pubblicato in data 01/10/2014