Verona, Ristorante "12 Apostoli"
Fiorenza Canestrari. "C'era...mica, ma adesso c'è".

Nel cuore di Verona Romana, a pochi passi da Piazza Erbe, e sopra il complesso architettonico della Curia - nell’intersezione tra Cardo e Decumano - si apre la piccola Corticella San Marco con il “12 Apostoli”: il regno dei Gioco (Giorgio e il figlio Antonio) è la felice sintesi tra eventi culturali (il famoso Premio 12 Apostoli) e tradizione enogastronomica d’eccellenza a respiro internazionale. Ma non solo: il giusto orgoglio della famiglia Gioco poggia su base filantropica, annoverando, trent’anni or sono, il contributo principe ad un’accurata campagna di scavo archeologico atta a riportare alla luce splendide vestigia. Scendiamo, dapprima, nella cantina di degustazione, dove gli scaffali lignei ospitano prestigiose etichette, perfetta cornice ad una galleria di testimonianze ed omaggi di illustri nomi della cultura, della politica, delle arti. E, in libera parete, coup-d’oeil di grande impatto, il plastico degli edifici di epoca romana e trecentesca, introduce silenziosamente - in ulteriore discesa, passo dopo passo – a calcare una passerella ‘cave ne’, ammonente il visitatore alla prudenza e al rispetto della grandiosa sacralità di antiche pietre (I sec.d.C), amorosamente preservate ed indifferenti allo scorrere del Tempo. E, qui, l’ospite vigila affinché nulla turbi il sensus animi di un ordine interiore, agognato e rivissuto sia pure per pochi istanti.
In questa magica ambientazione, si è appena conclusa con un favoloso duetto musicale (l’arpa di Diane Peters e il violino di Federico Sambugaro) “C’era...Mica...Ma adesso c’è”, personale espositiva di Fiorenza Canestrari, mostra in primis richiesta da Antonio Gioco per sancire il connubio tra Storia ed Arte. E così la veste contemporanea di oggettistica interior design trova ideale inserimento in una icona scenografica ricca di reperti millenari, scortando il visitatore in un itinerario affascinante...Dapprima in area archeologica, l’alto basamento, la colonna, il lacerto di muro in candido marmo fungono da nicchia per una multiforme tipologia di vasi.
Ecco le anfore a lungo collo non ansate, a corpo cilindrico liscio o graffito in minuscole incisioni rieditanti i graffiti rupestri o le voci testimoniali di Pitthecousa (VII sec.a.C.) - quel “Mare nostrum", omaggio alla storia delle genti mediterranee, vede più passaggi tamponati di colore: ventaglio cangiante sui toni indaco verde ed ottanio, come le onde del mare cipriota; così per il troneggiare del “Rosso”, reso fuoco ardente da mille piccole pennellate inneggianti a epiche contese omeriche. Con la tecnica raffinatissima dello sfumato, le atmosfere estive mattutine del setoso blu regalano alle Ollae rotonde di "Cielo” un dispiegarsi azzurro di foglie volteggianti; al globo meridiano “Rouge et Noir”, l’incandescenza del rosso solare, con la nera semantica apotropaica di atomi stilizzati; infine, alla curva ovaliforme del “Tramonto”, la nota soffusa dell’onirico viola. Nell’ampio spazio della cantina, su piedistallo, vasi sempre a varia tematica, in una profusione di colori e forme stilizzate: “Irlanda”, a fittissime strigilature nero-verde, ricorda brumosi concerti di marine e vallate solitarie; il liberty "Garden", apre il ricordo alla produzione di Gallé, per quello sfumato a campo verde con sottilissime incisioni e foglie;. "Fantasia 1" e “Fantasia 2”: due diversi formati, dove la delicatissima resa policroma inneggia nel comporre inusitati accordi rosati e glicine verde salvia e azzurro, fino ad osare il terra di Siena e il porpora...Campi d’indagine visiva in sé conclusi nei lobati motivi di innesto a corolla in alternarsi ad accenni di simbologia minimalista.
Una esaustiva produzione di piatti dedicata al Messico, terra d’elezione affettiva di Fiorenza nei suoi reiterati viaggi: la sacralità della simbologia Maya ed Incas, dove terra e cielo si intersecano in mille caleidoscopici piramidali “Intarsi” (1 e 2) accenna all’arcano, umile genuflettersi di miti e credenze nel trionfo di una terra solare e misteriosa... Così come gli scenari di grande bellezza di “Acapulco” o la triangolare teogonica singolarità riassunta in “Mexico”, sono le quinte mobili di un itinere policromo regolato dalla luce e dal passaggio rapido delle nubi in un orizzonte sempre terso... Lasciando il Mito, e prima di risalire all’uscita, un ricordo al “Castello”, simbolo di dominanza prettamente umana e non più legata a divini aruspici, e al contemporaneo Carnevale, con “Maschere”: trionfo di blu laguna a punta dorata, con la mascherina veneziana. 
Non cessa di stupire ma riserva continue sorprese il talento di Fiorenza Canestrari: il nuovo orizzonte creativo delle sue ceramiche dipinte resta il suggello di una ricerca estrema di simmetria, adattando, in libera ispirazione, la plasticità della forma all’incedere cromatico. Ciò che rende ogni opera unica, è la traiettoria pulsante del sempre perfettibile: il credo di un vero Artista.
Caterina Berardi
Riproduzione riservata
Sponsor: Canestrari 1920 Gioielleria; Montresor Vini; Etichette Adesive Travagliati Lotario; Amministrazioni Condominiali s.r.l Paola Galante; Arsenale Veneto; Associazione Sovrano Ordine di Ercole; Geofur; Principessa Carpanea; Pro Loco Carpanea Casaleone.
Pubblicato in data 04/03/2014