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Arte

Vent'anni senza Rudolf Nureyev

Il 6 gennaio 1993 moriva a Parigi l'artista che cambiò la danza.

(foto di Lelli & Masotti, Teatro alla Scala)

E’ sepolto nel cimitero ortodosso di Sainte-Geneviève des Bois, alla periferia sud-ovest di Parigi. 

 

 (Teatro alla Scala, Le Corsaire, 1966)

 

 

 

 

 

 

 

La tomba  è ricoperta da un mosaico a forma di tappeto kilim. A disegnare la tomba fu lo scenografo Ezio Frigerio, creatore di molti suoi balletti. Si spense, appunto, a Parigi a 54 anni a l’Hôpital du Perpétuel Secours a Levallois-Perret.

A vent’anni dalla sua scomparsa, però, il mondo non l’ha dimenticato. Gli rendono omaggio molte città, Istituzioni, le étoiles che lui aveva lanciato. Soprattutto lo ricorderà Parigi con cui Nureyev aveva un legame indissolubile. Ma anche Milano lo sta ricordando con una mostra al Museo del Teatro alla Scala  che comprende costumi, locandine e film, fino al 31 gennaio 2013.

Come non si può dimenticare la sua partnership con Margot Fonteyn e le prime coreografie di Frederick Ashton  e i loro primi passi alla Scala tra il 65 e il 66 con “Romeo e Giulietta” e “Margherita e Armando”. 

 

(foto copyright  Fredericka Davis)

 

Testimonianze:

 

Così lo ricorda Francoise Sagan:

“Io non so niente di danza e la mia ammirazione era quindi per la bellezza, l'uomo stesso, e la bellezza delle sue performance in scena a Parigi.

L'ho visto apparire sul palco, correndo sotto i riflettori, lo vidi dare un balzo trionfante e in qualche modo, ho sentito che i suoi salti, i suoi passi, erano più belli, più vigorosi, più superbi  di quelli eseguiti da altri.

Più tardi, durante la notte, l’ho incontrato per caso in un night club, un essere alato, veloce, disinvolto, con la faccia di un lupo e una risata russa.”

 

Così  lo ricorda Paola Calvetti, nell’ultimo passo del programma di sala 2010/2011 del Teatro alla Scala:

 

“Alla Scala restano i suoi balletti: ai ballerini, l’esempio, irripetibile, di un uomo che, soggiogato da un patto faustiano, alla danza e alla libertà aveva venduto la sua anima.”

 

Così lo ricorda Charles Jude, Direttore artistico dell’Opera Nationale di Bordeaux, nel suo primo passo ad una lunga testimonianza:

 

“Rudolf Nureyev non si limitò a trasmettere la sua conoscenza, ha personificato la scuola di vita per un ballerino.”

 

(a cura di roberto tirapelle) 

Pubblicato in data 07/01/2013