VENERDÌ 3 DICEMBRE 2021 16:46
 

Arte

Ioan Anti Dragos. Oltre il desiderio....

In questa breve nota non esiste filo logico che unisce una riflessione all'altra, ma solo manciate di parole, emozioni (per l'esame delle opere che chiamo 'gli spruzzi di colore') e...frammenti di vita vissuta.
Giunto alla maturità espressiva più felice l'Anti Dragos dell'ultima produzione dispiega tutta la sua forza creativa nell'ineloquente. Non si pensi all' incomunicabile ma, sfrondato lo sfrondabile, alla potenza evocativa di quel processo d'indagine che punta a disvelare (senza clamore ma con un pizzico di sereno smarrimento, grazie al terzo occhio sempre più vigile) l'essenza. Quell'energia vitale insita in un' opera oltrepassando, dopo averli riconosciuti ed accettati, tutti gli inevitabili paralleli con altri autori e correnti, quel nostro polveroso ma indispensabile bagaglio definito 'formativo'. Impossibile lasciare il certo per quella fluttuante entità che racchiude la libera espressione di un artista molto determinato e altrettanto ribelle? Ma ogni fase storica, lo vediamo soprattutto nell'arte, alterna percorsi di stabilità con moti (più o meno riusciti) di autonomia ansiosa in rivolta contro il patrimonio del passato. Forse paventando l'esempio irraggiungibile di quella antica grandezza, immutata ed immutabile, che, proprio in virtù dei tempi attuali, ci troviamo a rimpiangere...In Anti Dragos, natura sensibile ma NON ansiosa, entusiasta PERCHE' logica, la lezione del passato non risulta uno scomodo ingombro ma un'eco amica e solidale che accompagna la sfida di una quotidiana creatività. Con risultati, per noi, semplicemente d'eccellenza. Per Ioan, mai appaganti e sempre e comunque soggetti alla continuità ruotante del perfettibile mai concluso...Nelle sferzanti pennellate dei suoi olii, l'uso magistrale della tavolozza intera, tra primari e secondari, lascia ravvisare, oltre ai già ricordati Braque e Afro Basaldella, i lasciti (per i “Nudi”) di Matisse, Picasso, Modigliani, Gauguin, Kokoschska, la cui versatilità ingegnosa spazia tra pittura e scultura. Con un accenno, mi si consenta, ad Arturo Martini, per l'urgenza che Anti Dragos fa propria di quella profondissima interiorizzazione del valore plastico: nella statuaria antica, canone indissolubile con l'armonia. Il kalòv kai agathòn di Anti Dragos sta nell'imporre, con gesti veloci, decisi, tra purezza ed intensità emotiva, quell'atto di spiritualità, quell'Idea che riveste la sostanza di luce pura.
Da quei pochi tratti scaturisce il segno, depurato all'estremo... Fino all'astrazione che indica, per l'artista (peraltro, affermato fotografo) l'Amore per la Bellezza della Donna (una fisicità dirompente ma, in definitiva, NON dominabile) e della Natura (la sede dell'armonia compositiva quale continuità fisica e psichica)..Nel Nudo inserito nella definizione architettonica degli interni la sobrietà si accentua suggerendo l'intensità ineloquente nel senso di quella ancor più profonda riflessione interiore che cattura ed affascina. La costante cura nell'interpenetrazione delle figure con lo spazio spicca nella linea sinuosa, curve e controcurve che racchiudono l'insieme, quel gioco impalpabile di colori e contorni che rilascia una profondità nuova - silenzioso ingresso nell'immaginifico più riposto - al campo visivo. Nudi in pose statuarie, immagini al contempo indolenti e rilasciate nella loro intimità, differenziano il sapiente gioco scultoreo di luci ed ombre...La stanza dal pavimento a scacchiera, alternanza magmatica tra pieno e vuoto, dove il viola, pastoso e seducente velluto si rifrange...Per accogliere – dallo spigolo delle pareti, quasi una quinta mobile, nicchia nello scenario del Desiderio - la serica luminosità dell'avorio più rarefatto nel telo, il peplo lasciato intenzionalmente cadere ad avvolgere una nudità statuaria. L'ànemos, il soffio onnipresente, anima la scenografia di una stanza - un atelier, alcova o pensatoio non importa, ricco di presenze paghe di esistere silenti nella scansione del quotidiano. Spazio diviso nei due piani ottici del vissuto onirico: tra l'indefinibile soglia del grigio - colore-non colore per eccellenza - e il vibrante sigillo della spatolata verde, sta la realtà parietale impressa in un quadro, dove il tema è un lacerto, la rovina di una struttura templare, quasi sempre presente in molte opere astratte dell'artista dedicate al Paesaggio. Il per gradus visivo è solo l'incipit, l'escamotage pretestuoso. Quella parete, da fondale fittizio, è solo l'illusione di un autonomo respiro che dirotta inesorabile lo sguardo alla contemplazione di quella deità reclinata e possente, a quell'insieme di membra codificato dal convulso dipanarsi delle sue linee. Intrecciando un rapporto magnetico affidato allo smalto, alla linfa vitale di un nastro pulsante come un cuore, nel suo rosso più vivo. E' il serpente del Paradiso, perduta tentazione contro la ferrosa fisicità di quell'Eva indifferente dalle oscure carni che connotano la magistra ludorum? La luce dell'istinto penetra attraverso le finestre della mente che mediano tra l'esterno e l'interno. Tra il desiderio di fuga e una sempre rinnovata sete di assaporare l'ipnosi dell'incanto....

Caterina Berardi

Pubblicato in data 22/05/2011