19 - 27 ottobre 2013
Il sodalizio tra la curatrice Fiorenza Canestrari ("ApertoArte") e il noto gallerista di Innsbruck Bertrand Kass viene, in un percorso pluriennale continuativo, a porsi quale conferma di una entusiasmante ‘session’ dedicata ad artisti d'Oltralpe.
Non si è fatto attendere un pubblico numeroso e partecipe a questo importante evento d’autunno inteso a siglare il perfetto alternarsi tra arti visive ed intermezzo musicale, secondo l'imprinting dei due curatori. Così che, benvenuto agli ospiti e presentazione bilingue degli artisti, ad opera dell’instancabile Canestrari, collimano perfettamente, lasciandoci godere appieno lo spazio temporale dedicato alla musica d'atmosfera: il violino del Maestro Carlo Bombieri – il cui talento ha fama internazionale e si estende dall’archetto al canto, quale registro tenorile, annoverando collaborazioni con celebri cantanti lirici – si libra in un ‘carousel’ di elegante magia e grande perizia tecnica. E l’incipit resta doverosamente ‘classico’ – citeremo, ad esempio, Albinoni ( da “Inverno”, ‘largo’ del Secondo Movimento), per riprendere e far conoscere al pubblico alcune composizioni ‘sacro’ (solitamente eseguite per organo) e una vivacissima polka del virtuoso Dionigio Canestrari, scomparso nel 1935 (e alla cui memoria Fiorenza intende dedicare un approfondimento bibliografico di ricerca partiture), per concedersi al musical – da “Cats”, 1981, “Memory” della magnifica Barbra Streisand – e, infine, allo 'swing' del mitico Satchmo, il Louis Amstrong di “We have all the Time of the World”...
A Verona, Bertand Kass – nonostante il persistere della crisi che stringe la morsa da oltre un quinquennio – porta avanti un tenace interagire con la nostra Società delle Belle Arti. Un dato significativo se si pensa a Verona non soltanto quale tempio della lirica e protagonista della musica ma altresì quale centro di riferimento museale in Europa. L’operato del console Kass, quindi, rivaluta appieno quell’ottica ‘europeista’ che intende abbattere i confini del particolarismo conservativo, per lo meno in campo artistico, al fine di far conoscere ed apprezzare su larga scala i risvolti molteplici di un ideale filo conduttore che unisce la città scaligera al contesto artistico - culturale che trova da decenni radice ben salda fra Austria, Germania e Lussemburgo (terra d'origine di Kass). Di certo, questo è l' ulteriore omaggio alla creatività di artisti di spicco che considerano Verona (e, dunque, l'Italia) con partecipe interesse. Sei gli autori, numerose le opere, per una suggestiva carrellata visuale:- Rose Antony, Maria Birbamer – Zott, Mathias Boehm, Germano Cilento, Rainer Mauerer, Gabriele Voglsgsang – uniti dal comune amore per l'arte, nell'intreccio della conoscenza reciproca. E dove la vena pulsante della più libertà espressiva stupisce ed ammalia...
Antony 
Anepigrafi, questi dipinti di grande formato si collocano in un ideale tracciato semantico che, opponendosi all’arbitrio lirico di tematiche predefinite care agli autori di tendenza, privilegia in uno slancio sinuoso il costante flusso del libero rapporto tra forme e colore. L’esplosione, nello spettro cromatico del rosso, cupa vena terrosa, o polla vulcanica (il ‘dropping di De Kooning), è l’ incandescente ‘panta rei’ della trasformazione astratta (Rothko) che, non segnando confini, consegna all’apporto della conoscenza di sé e dell’universo spazi illimitati, fitti di passaggi chiaroscurali, in luminosi contrasti (Caravaggio e Rembrandt).
Birbamer - Zott
Intensa, questa carrellata monocroma espressa in tele o tavole dove il vibrante uso dell’encausto ‘gotico’, su foglia oro e argento, riflette una ricerca antropocentrica di ampio respiro. Il tema è l’Uomo, il rapporto con la Natura, visto in un’ottica d’ imprescindibile dissenso circa le suggestioni spicciole della vita quotidiana. Un filo continuo sull’ in fieri, un bagaglio di potenzialità, scaturito dall’ experiri e dalla mutuazione di correnti contemporanee, consentono a questa sensibile artista di rivalutare il complesso fluire di pulsanti emozioni legate a quella nuova coscienza sociale che pone in primo piano la condivisione di valori. Si apre allo sguardo una piattaforma di arduo confronto, tra suggeriti stati d’animo che non esitano a porsi quali presagi di uno spiraglio luminoso, in interagire simbolico con il mondo attuale. Un mondo, fino ad oggi, privo di vero discernimento e rivolto a mero utilitarismo.
Boehm 
Una produzione di grandi tele, quale momento di confronto nell’ estendersi di un orizzonte che sonda il misterioso tragitto della vita dei mondi e della humana condicio, affidata ai caleidoscopici cromatismi dei blue e dei viola e all’incedere pregnante del rosso, arancio, o al nero dell’inviolabilità...Tra enigma e speranza (verde), quei rami dell’albero verso il cielo - si propaga l’armonia di un surrealismo non ‘storico’ ma che ne desume l’impalpabile incedere introspettivo. Il Cammino, Vita Morte Rinascita spirituale, poggia sui tre Paradigmi. Categorie che nell’opera di Boehm non aprono meri quesiti ma sono tracce di un sentiero autoconsapevole per un’umanità silenziosa e remota, rivolta ad una propria collocazione nella parabola extemporale e, proprio per questo assunto, drammatica e preservante potenzialità percettiva. L’archetipo onirico freudiano allaccia il mistero del divenire fetale, o la sete di memoria spirituale dei grandi del passato – Michelangelo – in eterna contesa con l’incomunicabilità iconica (Dalì), la perdita di identità (quel non-Io volutamente demitizzato di Magritte) o, infine, quelle entità limbiche, fluttuanti in uno spazio non gravitazionale (Chagall). Incamminandosi in un tragitto di riscossa, scandito da un desiderio: vivere!. E’ proprio quel mondo sotterraneo della coscienza non indotta, svelata nei suoi più riposti anfratti e desideri, ad invocare la grazia della pacificazione tra Natura e Creatore. E, in perenne ‘confiteor’, giunge quell’ estremo affidarsi spirituale su cui grava l’incognita del non ascolto...

Cilento
La grandezza di Cilento sta nel palpito ultra dimensionale – metafora dell’abbraccio tra immanente e trascendente – di quella sua esplosiva ‘ars scultorea’ che sigla la perfetta silloge tra forma e materia, unica voce tra ispirazione e passione...E’ questo il leit-motiv di tutta un’esistenza intesa alla Bellezza. Opere - ellisse dove meta-fisica ed oggettivazione plastica sono accordi di un ‘largo’ che esalta il recupero della memoria archeologica più antica. Il riallacciarsi a fonte primigenia, istinto di quella forza creativa che idealmente ripercorre i millenni intercorsi dalla comparsa dell’uomo sulla Terra, il filtrare religiosamente i passaggi delle civiltà in quella eterna ricerca del senso di appartenenza ad un più alto disegno, portano il ‘cogito ergo sum’ di Cilento ad annullare i confini temporali di ogni epoca, rendendo l’ arte sua una realtà magmatica, vibrante nelle vene di luce della materia. Eterno Presente dalle mille sfaccettature...Nasce una visione d’insieme che si eleva dal pieno della massa volumetrica al particolare e che poi rientra nell’uno. Monade perfettibile. Cosi che la materia forgiante monoliti o gruppi scultorei vada modellata e scandita nell’ oltre e conquistata all’animo in lenta visuale d’amore. E’ quello schermo del Tempo assoluto (categoria dei veri cultori):che, ammaliando, invita a riflessione, all’astrarre, da tutto quanto è relativo, quel suo inarrestabile interagire con la materia, per poi rifletterla sul senso dell’esistenza medesima.
Mauerer 
Gli stati d’essere di queste grandi immagini esaltano il vertice del potenziale espressivo. L’Autore predilige una produzione multiforme dove astratte visioni, nudi, elementi di architetture reali o di rivisitazioni mitologiche, o i desolati angoli di un incolto giardino, raccogliendo i lacerti di un drammatico vissuto, impregnato dagli orrori delle guerre e delle devastazioni chimiche, possono rivolgersi all’ onirico in un simbolico sondare i luoghi dell’anima.
Quelli tra i più riposti o negletti, filtrati nel limbo dell’inconscio che, tramite la luce, trasforma l’ inferno in sacralità.
Cineasta delle sue stesse emozioni, Mauerer apre all’indagine psicologica ma si rivolge in chiave inedita ai puri ritmi ottici definiti tra forma e spazialità (Steve McCurry). Si tratta di una ricerca che colloca la propria efficacia semantica nella sintesi delle forze di attrazione e repulsione, nel rapporto spesso off-limits di contrasti e analogie sulla condizione umana, sulla sua identità riposta (Man Ray).
E questo continuo fluire all'ispirazione rende lo spettatore consapevole nel raccogliere la bellezza di un’immagine nella sua stessa essenza, sfrondata di memorie preesistenti e alla Memoria destinata.
Voglgsang 
Il grande amore per la Natura rilascia, per Gabriele, l’armonia di uno spartito musicale dove l’eco ininterrotta della vita, quei simulacri di minuscole creature marine e terrene, ritrova nuova collocazione identitaria in un’ astrazione delicata e nostalgica. La materia organica diviene nicchia preziosa di tracce forgiate sui pigmenti naturali - malachite, indaco, radici, polvere di zenzero, cannella e curcuma – ricevendo i bagliori di lamina d’oro e argento...Genius loci di un’ affascinante fabulazione in tableaux-collages dietro vetro, sono le quinte multiformi del divenire, lanterna magica a tema, desunta da un appassionato sperimentare. Al bando colla e colore, davvero superflui nell’intercalare delle maree della più libera creatività in questo microcosmo di duttile eleganza, metafora di uno specchio intarsiato. Va detto, è la voce del mito a vincere, nel narrarci di prodigiosamente preservati scenari nei quali si riflette l’ auspicata salvezza dell’umanità.
Caterina Berardi
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